I Figli Di Medusa by Bob Shaw

I Figli Di Medusa by Bob Shaw

autore:Bob Shaw
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Arnoldo Mondadori Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


CAPITOLO 13

Quando Gurlick si era addormentato, la cosa che aveva costruito era un groviglio di componenti, e all'occhio di un terrestre esperto, possedeva una certa avvincente simmetria ed una complicata inutilità (ma quanto apparirebbe inutile un oscillatore di frequenza a un saggio boscimano o a un selvaggio di Madison Avenue?). Quando si svegliò, era diversa. Molto diversa. Ciò che Gurlick aveva costruito non era, in effetti, un ricevitore di materia, sebbene agisse come se questo fosse possibile. Era piuttosto un ricevitore ed amplificatore di una certa «banda» dello «spettro del pensiero»... purché resti inteso che questi termini sono generici e semplici analoghi. Il primo ricevitore, con i pezzi montati da Gurlick, aveva trasformato l'informazione in manipolazione, e con i campioni di elementi aveva costruito una seconda macchina, molto più efficiente e dotata di capacità ben maggiori. Questa, a sua volta, aveva ricevuto e manipolato un terzo ricevitoremanipolatore; e questo era un apparecchio da industria pesante. In sostanza, era la stessa procedura che adotta il marinaio, quando prende una sagola per tirare una cima che poi gli porta una gomena. Nel volgere di poche ore, le macchine fabbricavano macchine che usavano la materia a disposizione per costruire macchine capaci di individuare e procurare altra materia disponibile localmente, che veniva portata sul posto ed usata da altre macchine per fabbricarne altre ancora, tutte specializzate, e alcune in numero enorme.

Gurlick uscì da quel sogno, in cui sedeva sulla riva accanto al mucchio di abiti, neri e rossi con un bordo di trina bianca, e veniva salutato da lei ( Ciao, Bello) che sfacciatamente (quando lui rifiutava di andarsene) cominciava a uscire dall'acqua, lentamente, tutta splendente nella luce del sole, con l'acqua che adesso le arrivava alla cintura, e quando lei incominciava a sorridere... si era svegliato in mezzo a un'incredibile città sferragliante. Intorno a lui c'erano file e file di enormi macchine cieche, che ad ogni momento vomitavano altre macchine: cose simili a carri armati, con colli e teste serpentini cinti da un cerchio di trombe; sfere argentee dal diametro di tre metri che di tanto in tanto sfrecciavano silenziose nell'aria, troppo veloci per essere credibili; congegni bassi, larghi, massicci che guizzavano come serpenti lungo strade costruite da loro stessi, muniti di proiettori che irradiavano strani raggi simili a luce, ma interrotti all'estremità come da un muro invisibile; e con quei raggi parevano fiutare lungo le rocce, e alcune di queste tremavano e crollavano; e poi c'era una specie di movimento che risaliva il raggio fino alla macchina, e dalla parte posteriore della macchina uscivano lingotti argentei, come uova, mentre dai fianchi scaturiva una fi-ne polvere fredda. Gurlick si svegliò in mezzo a tutto questo, e sbatté le palpebre e si guardò intorno stupidamente. Dopo qualche minuto capì dov'era... in cima ad una colonna di terra del diametro di circa tre metri, alta una decina. Tutto intorno, per ettari ed ettari, il suolo era stato scavato... e usato. Sul bordo del suo piccolo pianoro c'era una cassa metallica coperta da una specie di cupola.



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